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Arte

Museo d'arte moderna e religiosa "Dedalo Montali"

Il Museo d’arte moderna e religiosa “Dedalo Montali” è parte integrante dei servizi che “La Residenza” mette a disposizione degli ospiti come spazio culturale nel segno dell’arte del nostro tempo. Inaugurato il 20 settembre 2003, offre in visione oltre duecento opere esposte presso i saloni della sovrastante Chiesa dell’Immacolata, nella grande hall di soggiorno della casa e negli ambulacri che la circondano, e ha come punto qualificante La Cappella dedicata a San Giovanni XXIII, il “Papa buono”, opera del pittore e scultore Dedalo Montali cui è dedicato il Museo e del quale è parte integrante come sintesi del suo pensiero e della sua arte. Nella progettazione dell’opera socioassistenziale e sanitaria de “La Residenza”, negli anni 1967-1970, molta attenzione venne rivolta dal fondatore Can. Mario Battaglino e dai suoi collaboratori alla Cappella come luogo dello spirito, dell’incontro e della preghiera nella convinzione che i problemi dell’età e della malattia possono avere altre risposte oltre a quelle assistenziali e sanitarie; quelle della speranza, che nascono dalla fede, illustrate nella Cappella con mano d’artista da Dedalo Montali. Ispirandosi alla “Cristologia” del “punto omega” di Theillard de Chardin, racconta la storia della salvezza in Cristo che abbraccia tutto il creato. L’autore racconta attraverso 80 mq. di vetrate, altrettanti di altorilievi, sculture, dipinti e decorazioni varie le vicende della vita operosa dell’uomo e della donna riconducendole alla pala centrale dove il Cristo ripete la sua cena e chiama a mensa gli uomini e le donne di oggi. Il suo è un volto forte e accogliente, che nello stesso tempo ispira fraternità, serenità, fiducia, misericordia e chiede a chi lo contempla personale risposta. Ne è risultata un’opera originale, non ripetitiva di altre esperienze, carica di “teologia rappresentata artisticamente” in un ambiente luminoso, positivo, confortevole, e che invita alla speranza.

Nel Museo sono presenti anche le opere di giovani artisti che negli anni 1964-1965, su invito del fondatore della casa, obbedendo all’invito di Paolo VI a una rinnovata amicizia tra gli artisti e la Chiesa, si esercitarono con tecnica moderna nell’arte figurativa religiosa e che rispondono ai nomi di Ruggeri, Ramella, Morino, Sandri, Simondo, Mennyey. Le loro opere si imposero suscitando dibattiti e valutazioni contrastanti, a volte accese, per le novità che proponevano e per l’abbattimento delle forme consolidate d’arte religiosa ferme a deteriori stili barocchi.

Alla “via della carità” che la casa offre alla persona umana nel momento della prova curandone le infermità, il Museo “Dedalo Montali” de “La Residenza” associa la “via della bellezza” che – dice S. Agostino – “non si può cogliere senza risalire spontaneamente al fondamento che l’ha originata”, via privilegiata per incontrare il volto di Dio.

Il museo ha una storia

Il Can. Mario Battaglino, Parroco di Rodello, promosse nel 1964 un seminario sperimentale d’arte religiosa moderna in risposta al discorso di grande risonanza che Paolo VI, durante il Concilio, aveva rivolto agli artisti invitandoli a riprendere il dialogo con la Chiesa sul tema dell’arte religiosa. Vi aderirono giovani artisti dell’Accademia Albertina di Torino, sotto la guida di Paulucci. Le loro opere si imposero suscitando dibattiti e valutazioni a volte accese perché legate alle novità che proponevano e all’abbattimento di schemi e forme consolidate di arte religiosa moderna per lo più ferme a deteriori stili devozionali. Rispondevano ai nomi di Ruggeri, Ramella, Sandri, Morino e altri. Il sodalizio d’arte tra Don Mario Battaglino e il fratello Don Cesare con Dedalo Montali nacque da un casuale incontro nel 1969, nello studio del pittore a Torino. Si era alla ricerca di chi illustrasse la Cappella dell’opera socioassistenziale “La Residenza” che stava nascendo in quegli anni, immaginata non ripetitiva di schemi devozionali, ma di svolta, legata alle novità del Concilio. Un quadro intrigante e problematico ne è stato il tramite. Rappresentava un vescovo in cattedra, paludato e severo, con la mano sopra il Vangelo, lo sguardo fisso su di un mondo sconvolto al quale offre parole antiche che più nessuno ascolta e che si interroga drammaticamente su chi si è allontanato dalla fede: il mondo o la Chiesa, la gente o i pastori infedeli? La Chiesa, chiamata pesantemente in causa, è imputata di non trovare risposte per un mondo alla deriva, lontano dalle fonti della vita. A Dedalo Montali, artista di grande esperienza nazionale e internazionale, venne affidata nel 1970 la risposta al grande problema con il progetto e l’arredo della Cappella. La pesante “denuncia” presente nell’opera pittorica di Dedalo si aprì alla “speranza” realizzando in ogni sua parte la nascente Cappella giudicata e segnalata come un’acuta rappresentazione della Chiesa del Vaticano Il. La raggiunta maturità di Montali si esprime attraverso una “Cristologia” ispirata alla teoria evoluzionista del “punto omega” di Theillard de Chardin, sbocco di arrivo di una storia della salvezza che abbraccia tutto il creato. Pittore e scultore, ma nel contempo pensatore e poeta, Dedalo Montali ha conosciuto e frequentato nel suo pellegrinare le figure artistiche più significative dell’Italia e dell’Europa del secolo trascorso e ha valutato le correnti culturali alla ricerca di una risposta capace di lenire le ferite inferte all’uomo dal secolo “breve” devastato dalle ideologie nazionalistiche, razziste e comuniste. Il Museo “Dedalo Montali” è disposto su due siti: presso i saloni della Chiesa dell’Immacolata e presso la “La Residenza”.

Opere esposte presso la chiesa dell'immacolata

La Chiesa dell’Immacolata è una Chiesa comitale, costruita a sue spese dall’Abate Michele Falletti della nobile famiglia dei Conti di La Morra, Rodello e Borgomale negli anni 1749-1750. È a croce greca, in stile barocco piemontese, ispirato a modelli neoclassici nella facciata e nello svettante campanile, barocca nell’interno. Dopo decenni di abbandono, ha ritrovato una nuova giovinezza mettendo gli ampi spazi a disposizione di Ruggeri, Ramella, Morino e Sandri, giovani pittori piemontesi dell’Accademia Albertina di Torino. In successione è servita come studio al riconosciuto e maturo artista Prof. Dedalo Montali, incaricato da Don Mario di arredare con il segno dell’arte la nascente opera socioassistenziale “La Residenza” dallo stesso promossa.

Un museo di memoria, testimonianza e riflessione

L’arte come denuncia a partire dalla croce: “È ancora possibile all’uomo moderno avere fede nel Cristo?”.
La domanda è mutuata da uno schizzo dei “Demoni” di Dostojevski (1821-1881) che verso la fine della sua vita scriveva: “Un uomo imbevuto della civiltà moderna, un europeo… può ancora credere nella divinità del Figlio di Dio Gesù Cristo?”. Lui stesso risponde nei “Pensieri scelti” e nell’abbozzo de “L’adolescente”: “Il mio osanna a Cristo è passato attraverso il tremendo purgatorio del dubbio”, e “mai ho potuto immaginarmi gli uomini senza di Lui!”. Nel cuore dell’uomo che emerge dalle “Memorie del sottosuolo” (1864) il posto di Dio, o meglio di Cristo, è vuoto, ma non resta tale: si popola di demoni sotto il segno della “volontà di potenza” e del “tutto è permesso”. Il ‘900, impazzito a causa delle ideologie del nazionalismo (ius solii), della razza (ius sanguinis) e della classe (ius classis), con logica spietata ha prodotto le violenze più disumane che la storia registri: basti ricordare la “shoah” e i “gulag”. In questo nostro terzo millennio, dopo la caduta del muro (1989), avanza velocemente l’“ideologia del mercato” e un malinteso “liberismo” molto vicino alla selezione di darwiniana memoria che per loro natura attivano un’esasperata e alienante competizione nella corsa all’accumulo ed emarginano i beni non mercificabili quali la cultura, la filosofia e la teologia della vita. Il risultato è una reciproca estraniazione tra le persone e la messa in crisi della solidarietà, a partire dalla famiglia, la prima delle comunità umane. Non può essere e non deve diventare questa la legge nella società degli uomini. Per noi vale la parola di Paolo: “Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (l Cor 3,23) ed è Lui la misura del tutto. È stato detto: “Il sonno della ragione genera i mostri”; pure il sonno della fede, aggiungiamo! “Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono acqua” (Ger 2,13).

L’arte come pedagogia alla lettura del creato: quando si parla di arte, si può prendere a prestito l’intuizione di Dante che la qualifica come “a Dio nepote” perché, se la natura in tutte le sue componenti, umanità compresa, è figlia dell’atto creatore, l’Arte prende vita dalla capacità dell’artista di scoprirne la presenza nel creato e di esprimerla attraverso la poesia, la pittura, la scultura, la musica e quant’altro, un ritorno di ri-conoscenza alla fonte della vita. L’uomo è in grado di scoprire l’impronta di Dio nel creato come ci dice Paolo in Romani 1,19-20. Un creato, però, che dopo il lancio nell’esistenza è in continua evoluzione e tensione verso il “maranathà” finale del Cristo, punto omega di tutta la storia. C’è chi si ferma alla natura e chi va oltre, scrutando i moti dello spirito per segnalarne lo scacco drammatico nella ricerca del senso dell’esistenza o la gioia di aver trovato la risposta che riempie ed esalta il cuore. Montali è convincente ed efficace nel presentare con l’arte l’uno o l’altro aspetto dell’umana avventura. Il suo linguaggio figurativo raccoglie suggestioni di cubismo, di astrattismo e di espressionismo, ma tutte le supera nell’orgoglio e nell’originalità di essere se stesso, di saper fare sintesi espressiva di quanto emergeva nella temperie artistica del suo tempo rifiutandone gli “ismi” giudicati contenitori vuoti alla ricerca di una personale originalità.

L’arte come riscatto: è possibile un umanesimo cristiano?
“Questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione”, dice il messaggio del Vaticano II agli artisti, riprendendo un’espressione di F. Dostojevski. Riteniamo che il “Museo Dedalo Montali” sia in grado di offrire la testimonianza di un fecondo incontro tra l’arte moderna e le risposte di Cristo ai problemi dell’uomo di oggi; più felici ancora se il visitatore, entrando nella dinamica della fede, sentirà la presenza di Colui che è lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Ebrei 13,8), si accorgerà “che Lui sta bussando alla porta della sua casa, e gli aprirà per farlo sedere a mensa” (Apocalisse 3,8). Con stupore si sentirà dire dall’Ospite: “Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”, e allora con gioia gli offrirà la sua risposta: “Tardi ti ho amato Bellezza antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Tu mi hai chiamato e il tuo grido ha vinto la mia sordità…” (Agostino, Confessioni Libro X).

I messaggi che offre al visitatore

Abbiamo inteso offrire con questa Cappella un piccolo, ma significativo, segno della rinnovata amicizia tra l’arte e la Chiesa. Un’opera d’arte “teologica e conciliare” e per qualche verso profetica dove, attraverso l’arte, Dio parla all’uomo e l’uomo guidato dallo Spirito va incontro a Dio Padre in Cristo mediante la Chiesa.

La Cappella de “La Residenza”, sposando la teologia del Vaticano Il con l’arte di Dedalo Montali:

  • Parla di Cristo come icona dell’uomo e dell’uomo come possibile icona di Cristo
  • Parla di Maria come icona della donna e della donna come possibile icona di Maria
  • Parla dello Spirito che anima la Chiesa, popolo di Dio in cammino nel nostro tempo
  • Parla degli uomini e delle donne del nostro tempo, convocati da ogni dove per celebrare con Lui la Santa Cena.

Queste, infine, le finalità, attraverso l’arte, per le quali lo si è allestito:

  • Per invitare a rileggere, attraverso l’arte la storia del ‘900, il secolo delle ideologie, utilizzando come chiave di comprensione la Parola di Dio e giudicare i “segni dei tempi” (Mt 16,3), di “quel tempo” e del “nostro tempo”.
  • Per sollecitare, all’inizio del XXI secolo, una risposta all’interrogativo biblico: “Sentinella, quanto resta della notte?” e raccoglierne la risposta: “Convertitevi e venite!” (Isaia 21,2).
  • Per offrire una visione più alta dell’esistenza umana, ispirata alla persona e al volto di Cristo. Un proficuo sodalizio ha portato Dedalo Montali a Rodello e a Rodello il Museo a lui intitolato.
  • Per rendere onore e memoria al Can. Mario Battaglino fondatore de “La Residenza” e all’arte di Dedalo Montali.

Dedica in occasione dell'inaugurazione il 20 Settembre 2003

“La Diocesi di Alba e la Parrocchia San Lorenzo “La Residenza” dedicano il Museo “Dedalo Montali” al Can. Mario Battaglino e lo ringraziano per aver aperto spazi nuovi sulla scia del Concilio Vaticano II all’arte religiosa moderna e averne promossa la documentazione nel “Museo Dedalo Montali” da Lui tenacemente voluto.