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Arte

Cappella de “La Residenza”

Opere di Dedalo Montali

La Cappella de “La Residenza”, dedicata a San Giovanni XXIII, il “Papa Buono”, è impreziosita dalle opere di Dedalo Montali. Negli ambulacri, numerosi studi preparatori, soprattutto cartoni per le vetrate. Molti aspetti dell’arte di Montali sono segnati dalla “denuncia” dei mali che affliggono l’umanità del suo tempo, il ‘900: li sentiva in profondità perché coinvolto personalmente, avendo subito la prigionia, nelle vicende della guerra e nelle inquietudini che ne sono seguite a tutti i livelli. Una “denuncia” al limite della disperazione. La sua arte vi si è accanita al punto di affermare che i potenti di ogni tipo stanno mettendo l’uomo in croce come è avvenuto per Gesù: di qui il grido di Montali in poesia… “Gli uomini non si ameranno mai?”. L’uomo che fa da sé come se Dio non ci fosse, in preda a un delirio di onnipotenza, ha messo se stesso sulla croce come mai era avvenuto nella storia: basti pensare alla Shoah o ai Gulag! Inchiodato su di essa il drammatico, ma non disperato grido di Cristo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” diventa il grido dell’uomo smarrito, senza sicurezze e senza futuro, privato dei suoi diritti, oppresso da un capitalismo selvaggio, dalla paura della minaccia atomica, dalla mescalina che mina le fonti della vita.

La Cappella di Rodello (1970-1972) placa il dramma della crocifissione dell’uomo attraverso la “proposta” rasserenante dell’incontro con Cristo, ispirata alla di Lui centralità proposta da Theillard de Chardin, come alfa ed omega nel faticoso cammino dell’uomo nella storia: è Cristo l’unico vero e credibile rivoluzionario, unica spiegazione dell’esistenza e dell’esistente. Affidata a Montali nel 1970 e da lui in toto disegnata e arredata, la Cappella è considerata la sintesi della sua arte e del suo pensiero, maturato dopo un attento esame della contestazione, della cultura e della violenza di quegli anni messe a confronto con le proposte della Chiesa emerse dal Concilio Vaticano II. Ha scritto l’artista: “Ho voluto creare un ambiente dove si vada a pregare in letizia, non a piangere o a battersi il petto per il dolore”. Montali vi racconta la storia della salvezza con l’appoggio di testi biblici, particolarmente di Isaia ai capitoli 49-53 e di una lettura attenta delle tante immagini della Chiesa proposte dal Concilio nella “Lumen gentium”, privilegiando sopra tutto quella del popolo di Dio in cammino (LG 4 e LG 9) , quella del Corpo di Cristo (1 Cor 12, 12 ss; Ef 18-23) e quella della Chiesa in dialogo con il mondo al seguito della “Gaudium et spes” del Vaticano II: ottanta metri quadrati di vetrate e con loro tutte le altre opere di arredo. È un tentativo di lettura della storia secondo la categoria conciliare del “segno dei tempi” in obbedienza a Luca 12, 56-57: “…siete capaci di prevedere il tempo che farà e come mai non sapete leggere questo tempo? Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”. Dedalo era affascinato dal volto di Cristo, sopra tutto! Un volto forte, sereno e nel contempo fraterno e accogliente! Ne aveva fatto il punto di arrivo della sua ricerca “cristologica”, iniziata – diceva lui – guardando appena nato il volto forte e severo del Cristo del “Tributo” di Masaccio in capo al letto di suo padre, diventato il punto omega nel labirinto del cammino umano per tornare al Padre. Lo ripropone nella Pala d’altare della Cappella che celebra il convito di Cristo per gli uomini e le donne del nostro tempo, se questi gli aprono e lo accolgono: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui” (Apoc 3,20). Si ricrea oggi la Santa Cena vissuta con Lui come in quel tempo con Lui l’hanno celebrata gli Apostoli all’inizio della Chiesa. Sinteticamente, si può dire che la Chiesa del Vaticano II, in particolare quella di Papa Giovanni XXIII, invita l’umanità in cammino, guidata dallo Spirito e avente come icona Maria la Madre, a sedere a mensa con Cristo per tornare al Padre. La denuncia delle ideologie che hanno attraversato il ‘900 e dei loro effetti devastanti trova riscatto nelle opere pittoriche, scultoree e nelle amplissime vetrate nate sotto il segno dell’arte di Dedalo Montali.

Un museo di memoria, testimonianza e riflessione

L’arte come denuncia a partire dalla croce: “E’ ancora possibile all’uomo moderno avere fede nel Cristo?“. La domanda è mutuata da uno schizzo dei “Demoni” di Dostojevski (1821-1881) che verso la [me della sua vita scriveva: “un uomo imbevuto della civiltà moderna, un europeo… può ancora credere nella divinità del Figlio di Dio Gesù Cristo?”. Lui stesso risponde nei “Pensieri scelti” e nell’abbozzo de “L’adolescente”: “il mio osanna a Cristo è passato attraverso il tremendo purgatorio del dubbio”, e “mai ho potuto immaginarmi gli uomini senza di Lui!”. Nel cuore dell’uomo che emerge dalle “Memorie del sottosuolo”(1864) il posto di Dio o meglio di Cristo è vuoto, ma non resta tale: si popola di demoni sotto il segno della “volontà di potenza” e del “tutto è permesso”. Il ‘900, impazzito a causa delle ideologie del nazionalismo (ius solii), della razza (ius sanguinis) e della classe (ius classis), con logica spietata ha prodotto le violenze più disumane che la storia registri: basti ricordare la “shoah” ed i “gulag”.

In questo nostro terzo millennio, dopo la caduta del muro (1989), avanza velocemente l’ “ideologia del mercato” ed un malinteso “liberismo” molto vicino alla selezione di darwiniana memoria che per loro natura attivano un’ esasperata ed alienante competizione nella corsa all’accumulo ed emarginano i beni non mercificabili quali la cultura, la filosofia e e la teologia della vita. Il risultato è una reciproca estraniazione tra le persone e la messa in crisi della solidarietà a partire dalla famiglia, la prima delle comunità umane. Non può essere e non deve diventare questa la legge nella società degli uomini. Per noi vale la parola di Paolo: “tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (lCor 3,23) ed è Lui la misura del tutto.

E’ stato detto: “il sonno della ragione genera i mostri”; pure il sonno della fede, aggiungiamo!
«Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva,
per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono acqua» (Ger. 2, 13)

L’arte come pedagogia alla lettura del creato: quando si parla di arte si può prendere a prestito l’intuizione di Dante che la qualifica come “a Dio nepote” perché, se la natura in tutte le sue componenti, umanità compresa, è figlia dell’atto creatore, l’ Arte prende vita dalla capacità dell’artista di scoprirne la presenza nel creato e di esprimerla attraverso la poesia, la pittura, la scultura, la musica e quant’altro, un ritorno di ri-conoscenza alla fonte della vita. L’uomo è in grado di scoprire l’impronta di Dio nel creato come ci dice Paolo in Romani cap. 1,19-20. Un creato però che dopo il lancio nell’esistenza è in continua evoluzione e tensione verso il “maranathà” finale del Cristo, punto omega di tutta la storia. C’è chi si ferma alla natura e chi va oltre scrutando i moti dello spirito per segnalarne lo scacco drammatico nella ricerca del senso dell’esistenza o la gioia di aver trovato la risposta che riempie ed esalta il cuore. Montali è convincente ed efficace nel presentare con l’arte l’uno o l’altro aspetto dell’umana avventura. Il suo linguaggio figurativo raccoglie suggestioni di cubismo, di astrattismo e di espressionismo ma tutte le supera nell’orgoglio e nell’originalità di essere se stesso, di saper fare sintesi espressiva di quanto emergeva nella temperie artistica del suo tempo rifiutandone gli “ismi” giudicati contenitori vuoti alla ricerca di una personale originalità.

L’arte come riscatto: è possibile un umanesimo cristiano?
“Questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione” dice il messaggio del Vaticano II agli artisti., riprendendo un’espressione di F. Dostojevski. Riteniamo che il “Museo Dedalo Montali” sia in grado di offrire la testimonianza di un fecondo incontro tra l’arte moderna e le risposte di Cristo ai problemi dell’uomo di oggi; più felici ancora se il visitatore, entrando nella dinamica della fede, sentirà la presenza di Colui che è lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Ebrei 13,8), si accorgerà “che Lui sta bussando alla porta della sua casa, e gli aprirà per farlo sedere a mensa” (Apocalisse 3,8). Con stupore si sentirà dire dall’Ospite: “non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”; ed allora con gioia gli offrirà la sua risposta: “Tardi ti ho amato Bellezza antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! .. . Tu mi hai chiamato ed il tuo grido ha vinto la mia sordità…”(Agostino- Confessioni Libro X).”

I Messaggi che offre al visitatore

  • Abbiamo inteso offrire con questa Cappella un piccolo ma significativo segno della rinnovata amicizia tra l’arte ela Chiesa. Unopera d’arte “teologica e conciliare” e per qualche verso profetica dove, attraverso l’arte, Dio paria all’uomo e l’uomo guidato dallo Spirito va incontro a Dio Padre in Cristo mediantela Chiesa.

  • La Cappellade “La Residenza” sposando la teologia del Vaticano Il con l’arte di Dedalo Montali:

    • Parla di Cristo come icona dell’uomo e dell’uomo come possibile icona di Cristo
    • Parla di Maria come icona della donna e della donna come possibile icona di Maria
    • Parla dello Spirito che anima la Chiesa, popolo di Dio in cammino nel nostro tempo
    • Parla degli uomini e delle donne del nostro tempo, convocati da ogni dove per celebrare con Luila Santa Cena

Le finalità, attraverso l’arte, per le quali lo si è allestito

  • Per invitare a rileggere, attraverso l’arte la storia del ‘900, il secolo delle ideologie, utilizzando come chiave di comprensionela Parola di Dio e giudicare i “segni dei tempi” (Mt 16,3), di “quel tempo” e del “nostro tempo”.
  • Per sollecitare, all’inizio del ventunesimo secolo, una risposta all’interrogativo biblico: “sentinella, quanto resta della notte?” e raccoglierne la risposta: “convertitevi e venite!” (Isaia 21, 2)
  • Per offrire una visione più alta dell’esistenza umana ispirata alla persona ed al volto di Cristo. Un proficuo sodalizio ha portato Dedalo Montali a Rodello e a Rodello il Museo a lui intitolato
  • Per rendere onore e memoria al Can. Mario Battaglino fondatore de “La Residenza” ed all’arte di D. Montali.
  • Can. Mario Battaglino

Dedica in occasione dell’inaugurazione il 20 settembre 2003
La Diocesi di Alba, La Parrocchia San Lorenzo e “La Residenza” dedicano il Museo “Dedalo Montali” al Can. Mario Battaglino e lo ringraziano per aver aperto spazi nuovi sulla scia del Concilio Vaticano II all’arte religiosa moderna ed averne promossa la documentazione nel “Museo Dedalo Montali” da lui tenacemente voluto.